Mantenimento dei figli adulti in Italia: quando cessa l’obbligo dei genitori? Una nuova sentenza della Cassazione fa chiarezza

L’obbligo di mantenimento dei figli adulti è un tema di grande rilevanza nel diritto di famiglia italiano. Una recente sentenza della Cassazione (ordinanza 31564/2024) ha chiarito che non sussiste l’obbligo di pagare le tasse universitarie per un figlio ultratrentenne inattivo negli studi. Questa decisione introduce nuovi criteri per valutare l’equilibrio tra doveri genitoriali e responsabilità dei figli adulti.

Il caso specifico e la decisione della Corte

La Suprema Corte ha affrontato il caso di un figlio ultratrentenne che, dopo sette anni fuori corso senza sostenere esami, pretendeva ancora il pagamento delle tasse universitarie da parte del genitore. La Cassazione ha respinto questa richiesta, sottolineando che la “colpevole inattività” del figlio, combinata con l’età avanzata, non giustifica il prolungamento dell’obbligo di mantenimento.

Criteri per la cessazione dell’obbligo di mantenimento

La sentenza stabilisce che l’obbligo di mantenimento cessa quando il figlio raggiunge un’età che dovrebbe essere sufficiente per completare il normale percorso di studi. Inoltre, è essenziale dimostrare un impegno concreto nel proprio percorso formativo. Circostanze oggettive, come difficoltà reali, devono essere prese in considerazione, ma devono essere adeguatamente documentate per essere considerate valide.

Confronto con la giurisprudenza precedente

Questa decisione si inserisce in un contesto giurisprudenziale complesso. In passato, alcune sentenze hanno prolungato l’obbligo di mantenimento anche per figli quarantenni, ma solo in presenza di specifiche condizioni. La differenza principale risiede nel distinguere tra difficoltà oggettive, come la mancanza di opportunità lavorative adeguate, e l’inerzia soggettiva, ossia la mancanza di impegno nello studio o nella ricerca di occupazione.

Un esempio è il caso del figlio disoccupato, dove il mantenimento viene garantito se dimostra un impegno attivo nella ricerca di lavoro e si trova in un contesto di reale difficoltà occupazionale. Tuttavia, quando un figlio studente non progredisce negli studi senza giustificazioni valide e dimostra una mancanza generale di impegno, il diritto al mantenimento viene meno.

Eccezioni che giustificano il prolungamento del mantenimento

Esistono comunque situazioni in cui il mantenimento può essere prolungato anche in età avanzata. Problemi di salute documentati, difficoltà oggettive nel reperire un’occupazione congrua o circostanze personali specifiche possono giustificare la continuazione dell’obbligo. Tuttavia, è necessario fornire prove adeguate per queste condizioni.

Implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza ha importanti implicazioni sia per i genitori che per i figli. I genitori possono legittimamente interrompere il mantenimento in caso di evidente inerzia, ma devono comunque valutare con attenzione le circostanze oggettive. Per i figli, invece, è fondamentale dimostrare un impegno concreto nel proprio percorso di studi o lavorativo e documentare eventuali difficoltà che giustifichino i ritardi.

L’orientamento giurisprudenziale attuale

L’età anagrafica, da sola, non è un elemento determinante. Ciò che conta è l’atteggiamento del figlio rispetto alle proprie possibilità e al contesto oggettivo. Questo orientamento giurisprudenziale mira a bilanciare la responsabilizzazione dei giovani adulti con la tutela necessaria per chi si trova in situazioni di difficoltà oggettiva.

La sentenza della Cassazione fornisce parametri chiari per tribunali e operatori del diritto, contribuendo a definire criteri più precisi in un ambito del diritto di famiglia che richiede un’attenta valutazione delle specificità di ogni caso.

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